AGNESE CAPALTI 2

AGNESE CAPALTI

Le sue foto ci affascinano per il modo in cui comunicano l’essenzialità della vita in maniera molto semplice e delicata. Agnese Capalti è una giovane fotografa umbra che in questi giorni ad Amelia terrà una sua mostra dal titolo URBAN LINES – “Partenze, arrivi e visioni nel paesaggio urbano”. Da vedere!!

Le abbiamo rivolto qualche domanda ed ecco come si presenta.

“Mi chiamo Agnese Capalti, sono nata in un piccolo paesino umbro, ho 24 anni e una laurea in storia dell’arte. Vivo a Roma e frequento un master alla Scuola Romana di Fotografia. Da circa 4 anni passo le mie giornate a scattare foto e vorrei che così fosse per il resto della mia vita.”

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CHE TIPO DI MUSICA ASCOLTI? HAI QUALCHE CANTANTE O GRUPPO MUSICALE CHE PREFERISCI RISPETTO AGLI ALTRI?

“Mi piacerebbe potervi dire che ascolto gruppi semisconosciuti con nomi strani che quando li devi scrivere devi controllare su google per non sbagliare… ma sono sincera e non vi dico una bugia. Ascolto molta musica italiana anni ’70, perché è quella che mi ha insegnato ad ascoltare mia mamma, perché la prima storia che ho imparato a visualizzare nella mia mente è “Titanic” cantata da Francesco De Gregori e perché ho sempre sognato di essere una “Piccola mela”.
Cionostante, ultimamente impazzisco per lei, per la sua musica e per le sue espressioni:”

DICCI UNA COSA CHE TI PIACE E UNA CHE INVECE DETESTI

“Amo metter la carta bianca nello sviluppo e veder comparire la foto, creare qualcosa che non esisteva prima di quel momento.
Odio chi ride per le cose che non fanno ridere e chi sputa per terra.”

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CHE COSA SIGNIFICA PER TE DESIGN?

“Una cosa geniale! Il fiocco e la carta che rendono il regalo interessante e piacevole anche quando non lo è.”

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QUAL’E’ L’ARTISTA CHE HA INFLUENZATO DI PIU’ IL TUO STILE? PERCHE’?

“Ad avermi ispirato, più che un artista, sono state le situazioni. L’approccio vero e proprio a questo mestiere l’ho avuto frequentando corsi di fotografia di scena in ambito jazzistico. Seguire uno spettacolo, ascoltare la musica e tentare di prevedere gli istanti che verranno per coglierli e imprimerli è utile soprattutto fuori dal palco. Per quanto riguarda i fotografi, non sono pochi ad avermi influenzata. Mi piace pensare che, inconsciamente, ogni scatto che faccio sia il frutto di tutte le foto guardate, amate, ammirate, invidiate e anche odiate. E penso anche che valga lo stesso per ogni tipo di immagine vista, per ogni persona incontrata e per ogni parola scambiata o mai detta.”

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QUAL’E’ LA COSA CHE TROVI PIU’ FACILE FARE NELLE TUE FOTO O NEL TUO LAVORO IN GENERALE? E QUALE E’ INVECE QUELLA PIU’ DIFFICILE?

“La cosa più facile è fare le foto per gli altri, quella più difficile è farle per me.”

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MinimalMag

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